La pubblicazione quasi contemporanea del capitolo "2001" della storia dell'Aeroporto di Verona e della notizia della buona performance del Guglielmo Marconi di Bologna fa emergere ancora di più il lento declino del Valerio Catullo che, ricordiamo, nel 2008 poteva contare su un numero di passeggeri quasi pari a quello del capoluogo emiliano (3,5mln conto 4,3mln), mentre oggi il rapporto è 1 a 3.
Un esempio: nel 2001 l'aeroporto di Verona poteva contare su ben quaranta partenze giornaliere, operate tutto l'anno, contro le 21 attuali. Abbiamo perso destinazioni prestigiose come Amsterdam, Barcellona e Colonia, ora collegate a Verona solo da voli stagionali, Parigi e Vienna, importanti hub intercontinentali, mentre Bruxelles sarà operata da Ryanair dall'aeroporto di Charleroi.
La perdita non è solo in quantità, ma anche in qualità. Dei dodici voli operati la mattina presto, utili per le prosecuzioni continentali ed intercontinentali, ne rimangono solo quattro. Solo due di questi, però, sono collegamenti diretti ad hub (Monaco e Roma), mentre si sono perse le preziose connessioni della fascia 6.00-7.30 con Amsterdam, Barcellona, Bruxelles, Francoforte, Londra Gatwick, Parigi e Vienna. Ricordiamo che, nel 2001, gli aerei di Air France e British Airways operavano sul nostro scalo con night stop.
Le uniche novità positive sono l'istituzione de giornaliero per Mosca e per Tirana, ma la tendenza pare quella di trasferire il traffico del Catullo sempre di più verso le low cost (Ryanair, Volotea), obbligando chi ha necessità di connessioni (sia traffico business che turistico) a spostarsi su aeroporti come Bologna, Linate e Venezia che, ovviamente, stanno incrementando notevolmente i voli delle compagnie maggiori.
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